Variazioni sul tema

di antonio triente

Tema

Suicidio in auto. Un salto di speranza.

Variazione n° 1

Stava lì, quindi. In quell’abitacolo sospeso tra le rocce e l’aria. Di fronte a lui saliva il fianco di una montagna; lo guardò un attimo mentre sprofondava: tutto si moveva vorticosamente. Soffocò lo scoppio di un pianto inutile. Una nota stridula.

Non doveva essere lì.

Sentì che doveva chiedere perdono a qualcuno per una qualsiasi cosa.

Variazione n° 2

Stava lì, in quell’abitacolo, come sospeso tra le rocce e il cielo. Di fronte a lui si innalzava, fiero e rude, il fianco di una montagna. Lo guardò, mentre si accorgeva di sprofondare nel vuoto. Tutto si moveva vorticosamente. Soffocò con forza lo scoppio di un pianto inutile, un rumore stridulo: forse non avrebbe dovuto essere lì. Sentiva di dover chiedere perdono a qualcuno – era sempre stato un cattolico nel profondo. Ma ormai era tutto finito.

Variazione n° 3

Alla prossima non c’è il guard-rail – pensò, mentre notava che il cielo era plumbeo, come nel giorno in cui era nato. Sua madre glielo diceva sempre: era una giornata freddissima di Novembre, ma non pioveva. Gli venne in mente il suo vecchio prozio, l’aveva conosciuto da bambino, aveva il suo stesso nome, per questo era stato il suo nipote preferito. Quando morì, forse, non se ne accorse nemmeno.

Si scoprì quasi sorpreso da questi pensieri, ma non più di tanto – Forse è così che si pensa quando si va a morire.

Ma la curva era ormai vicina, già la intravedeva. Calcò il piede sull’acceleratore, un’altra macchina passò nella direzione opposta alla sua. Si sentì quasi in imbarazzo… ma “ancora questi pensieri!”. Ormai c’era, andava veloce e aspettava a denti stretti che la curva passasse sotto di lui, con un balzo. Pausa. Era alle spalle, ormai. Lo stomaco sembrò ritrarsi su se stesso.

Variazione n° 4

In fin dei conti non avrebbe potuto far di meglio. Certo! Quella strada che si arrampicava sinuosa sui fianchi della montagna era la sua soluzione. Finì di lavarsi i denti con la solita cura, per poi guardarsi, con una smorfia, allo specchio. Si soffermò sulla sua immagine riflessa, ne percorse i contorni: aveva dei punti neri sul naso, non era mai riuscito a toglierli tutti. Poi, esitando un po’, posò lo spazzolino con cura. Si vestì, quindi, facendo attenzione a non sgualcire troppo i pantaloni, mentre arrancava per indossarli. Nemmeno vestirsi era così facile.

Ristette, poi, sulla soglia di casa, quando stava per chiudere la porta, con la chiave. Pensò alla lettera che finalmente aveva tirato fuori dal suo scrigno e aveva messo in bella mostra sulla sua grande scrivania di noce. L’aveva scritta da tempo ed ora era arrivato il suo momento. La pensò come un attrice al debutto.

- Chissà chi la troverà… Forse dovrei correggere qualcosa – pensò, mentre riponeva le chiavi nella tasca del pantalone. Poi si voltò di colpo, meccanicamente, e andò deciso verso l’auto: i suoi gesti non seguivano il flusso roboante dei pensieri che gli si affollavano nella mente.

- Chissà… – si ripeté più volte.

Ormai era sulla strada e la sua auto seguiva con precisione tutte le curve e i tornanti, che salivano sempre di più tra le montagne. Alla prossima curva non avrebbe trovato il guard-rail.

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