POESIA D’AMORE PER DUE SCONOSCIUTI

di Gianluca Paletta

Le porte sono sbarrate e la finestra è socchiusa,

In questa lacuna data in pasto ai cani

Qualcuno è andato a farsi benedire,

E qualcosa si è posata delicatamente sul mio corpo,

È la parodia della pelle e delle mani in un trambusto multiforme

spacciatosi, tra i corridoi

Della casa, come umano sentore.

C è una musichetta niente male sulla strada,

Un mistero di braccia stanche e un

Signor cordoglio di gente che lascia lunghe impronte

Nella segatura.

La musichetta mi dice che la bocca

Sta lasciando fuori la sua percossa intromissione

e sotto un cielo mangiucchiato che miagola premura,

una donna ha un cuore inchiodato ai seni.

Lei si che lo sa

È quasi convinta di avercela fin sotto le mutande

Questa vocazione a tenersi indietro,

Si muove, è una donna, è poi torna a dipingere, con labbra semplificate

Dalla brusio della bocca, La sua ghiotta esistenza,

È tornata indietro,

Ha poi lasciato un sorriso

Scaraventando un briciolo di umanità spicciola.

Mi chiedo cosa stiano facendo,

L’imbarazzo rende irrequieto il contatto

E l’irruenza pone freno alla distanza

°

Mi chiedo cosa tu stia facendo,

Sono sceso e salito dalla gola centinaia di volte,

Diavolo in corpo e altre storie amore mio,

Buttato in una panchina di stazione ferroviaria

A bucherellare poesie nel ferro

Per poi misurare parole d’amore nel carico di lingua

°

La donna è ancora li che gioca a cavar lingua

Dalla bocca dell’uomo,

Mi chiedo cosa voglia da lui,

Lui non muove un ciglio

Lei, aggrappandosi ai propri fianchi, sorride.

Ci sono storie parallele,

E poesie che ruotano intorno a delle

Strane combinazioni,

che poi alla fine sono le storie di cui parliamo,

e le poesie che tentiamo di scrivere.

Apparentemente stanno li,

mute e impantanate

Nel cervello.

Ma signori l’immagine raramente è

possibile tenerla a freno,

e la coscienza semplifica

di un niente la molteplicità della vita,

e questi due sconosciti ruotano

intorno a questa poesia

come se fossero loro stessi

«Acrobati sull’acqua»*

* i fiumi, Giuseppe Ungaretti

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